News10/08/2005 08:55
Pozzecco: «Devo vivere di rivincite La Cacciatori? Sta con uno brutto»
Il play parla delle sue disavventure cestistiche e affettive
Basta sedersi all’ombra della severa cresta di Reitz, che sbarra a nord il cielo sopra Bormio, dove Gianmarco Pozzecco è in ritiro con la nazionale di basket in preparazione agli Europei di Belgrado, e porre il preliminare più banale: «Sincero?». «Sincero come l’acqua», vi risponderà, il mago Poz, prima di lasciar sfogare l’onda di un’estate controversa. Scaricato dalla Fortitudo, nonostante le sue ripetute dichiarazioni d’amore? «Ohhh, le dichiarazioni d’amore le ribadisco: fosse andato via Repesa, io sarei rimasto. L’allenatore non si fidava di me, non voleva che acquisissi troppa fiducia in me stesso: secondo lui sarei andato sopra le righe. Così cercava di tarparmi le ali. Non ce l’ho con Repesa, è il suo modo di allenare: vuole essere il líder maximo ». Si sente tradito da Seragnoli?
«Me lo aspettavo. Giustissimo così, la scelta del patron non fa una piega. Giorgio deve gestire la Fortitudo come un’azienda, che con a capo Repesa ha ottenuto utili pazzeschi: naturale che continui con lui. Sono io che mi sento in colpa: per non essere riuscito a mantenere un posto di lavoro che avrebbe fatto felici entrambi».
Durante la stagione, con Repesa, pare che lei non abbia fatto volare soltanto gli stracci...
«La verità? A Vitoria, dopo una partita di Eurolega, ho fatto volare via dalla rabbia un lettino dello spogliatoio. Poi, mentre Repesa parlava, mi stavo slacciando le scarpe. Lui mi fa: ‘‘Poz, sto parlando’’. E io: ‘‘Coach, non mi interessa ciò che dice... Tutto qui’’».
Ah, però.
«Non mi sembra tanto grave. Cosa doveva farmi, allora, Valerio Bianchini, che ancora oggi mi pento per come l’ho trattato a Varese? Solo perché mi teneva troppo in panchina, gli dicevo cose che nemmeno Pacciani gli avrebbe detto».
L’estate maledetta del Poz. Mollato dalla Fortitudo, la fidanzata attuale, mentre la sua ex, Maurizia Cacciatori, si è sposata, guarda caso con un altro cestista, spagnolo, per di più un pivot. «Brutto, però... Lo ha visto? È un mostro... Non scriva che l’ho detto io».
E chi, se no, noi manco lo conosciamo... Orgoglio di maschio ferito?
«Macché. Fortunatamente io e Maurizia non ci siamo sposati: non siamo compatibili. Sono stato innamorato di lei, ma quando finisce la passione vedi la realtà delle cose».
Ma è stata la donna più importante per lei.
«Nooo, no. A Varese avevo una fidanzata stupenda. Purtroppo l’ho incontrata in un momento sbagliato. Mi sentivo onnipotente, ero quello che aveva vinto, quello (pirla) che si era comprato la Porsche. Buona parte del merito di quello scudetto era proprio di quella ragazza e della serenità che sapeva trasmettermi... Mentre stavo con Maurizia, non ho mai giocato benissimo. Ma basta. Non parliamo di Maurizia. È un capitolo chiuso. Vuole proprio scriverlo? Allora lo scriva, però abbia il coraggio di farlo testualmente: non la cago proprio. Lei ha dichiarato, a Vanity Fair , che non rispondo ai suoi messaggi. Naturale: non abbiamo più nulla da dirci. Cancellata».
«Ma chi lo dice che questa è un’estate maledetta? - insorge il Poz - Intanto sto con la nazionale, poi mi sono innamorato di nuovo, di una ragazza di 25 anni, ricercatrice biologa di Firenze, conosciuta a Milano Marittima».
Insomma, lei ora sta bene?
«Sereno. La quiete dopo la tempesta. Certo che mi ha bruciato non aver potuto festeggiare uno scudetto che avevo cercato spasmodicamente nei tre anni a Bologna. Fortunatamente, o sfortunatamente, sono abituato. Ho patito l’esclusione nel 1999 e mi sono perso l’oro di Parigi; quella dagli Europei del 2003 e mi sono perso il bronzo di Stoccolma. Ma quanto ho goduto io per l’argento olimpico di Atene, non ha goduto nessuno dei miei compagni. Perché solo io avevo conosciuto l’altra faccia delle medaglie: quella che si vede col binocolo, da casa. La mia forza si chiama rivincita».
E adesso?
«Anche qui a Bormio tutti mi dicono: devi conquistare il posto in nazionale e giocare benissimo agli Europei, per dimostrare... Il brutto e il bello della mia vita è che io devo sempre dimostrare qualcosa a qualcuno. Una vecchia storia maledetta: ho venduto l’anima al diavolo per vincere lo scudetto a Varese, emozione irripetibile, e devo pagarla per sempre. Sono dannato. Come Mickey Rourke in ‘‘Ascensore per l’inferno’’: io sto facendo quella vita lì».
Werther Pedrazzi
«Me lo aspettavo. Giustissimo così, la scelta del patron non fa una piega. Giorgio deve gestire la Fortitudo come un’azienda, che con a capo Repesa ha ottenuto utili pazzeschi: naturale che continui con lui. Sono io che mi sento in colpa: per non essere riuscito a mantenere un posto di lavoro che avrebbe fatto felici entrambi».
Durante la stagione, con Repesa, pare che lei non abbia fatto volare soltanto gli stracci...
«La verità? A Vitoria, dopo una partita di Eurolega, ho fatto volare via dalla rabbia un lettino dello spogliatoio. Poi, mentre Repesa parlava, mi stavo slacciando le scarpe. Lui mi fa: ‘‘Poz, sto parlando’’. E io: ‘‘Coach, non mi interessa ciò che dice... Tutto qui’’».
Ah, però.
«Non mi sembra tanto grave. Cosa doveva farmi, allora, Valerio Bianchini, che ancora oggi mi pento per come l’ho trattato a Varese? Solo perché mi teneva troppo in panchina, gli dicevo cose che nemmeno Pacciani gli avrebbe detto».
L’estate maledetta del Poz. Mollato dalla Fortitudo, la fidanzata attuale, mentre la sua ex, Maurizia Cacciatori, si è sposata, guarda caso con un altro cestista, spagnolo, per di più un pivot. «Brutto, però... Lo ha visto? È un mostro... Non scriva che l’ho detto io».
E chi, se no, noi manco lo conosciamo... Orgoglio di maschio ferito?
«Macché. Fortunatamente io e Maurizia non ci siamo sposati: non siamo compatibili. Sono stato innamorato di lei, ma quando finisce la passione vedi la realtà delle cose».
Ma è stata la donna più importante per lei.
«Nooo, no. A Varese avevo una fidanzata stupenda. Purtroppo l’ho incontrata in un momento sbagliato. Mi sentivo onnipotente, ero quello che aveva vinto, quello (pirla) che si era comprato la Porsche. Buona parte del merito di quello scudetto era proprio di quella ragazza e della serenità che sapeva trasmettermi... Mentre stavo con Maurizia, non ho mai giocato benissimo. Ma basta. Non parliamo di Maurizia. È un capitolo chiuso. Vuole proprio scriverlo? Allora lo scriva, però abbia il coraggio di farlo testualmente: non la cago proprio. Lei ha dichiarato, a Vanity Fair , che non rispondo ai suoi messaggi. Naturale: non abbiamo più nulla da dirci. Cancellata».
«Ma chi lo dice che questa è un’estate maledetta? - insorge il Poz - Intanto sto con la nazionale, poi mi sono innamorato di nuovo, di una ragazza di 25 anni, ricercatrice biologa di Firenze, conosciuta a Milano Marittima».
Insomma, lei ora sta bene?
«Sereno. La quiete dopo la tempesta. Certo che mi ha bruciato non aver potuto festeggiare uno scudetto che avevo cercato spasmodicamente nei tre anni a Bologna. Fortunatamente, o sfortunatamente, sono abituato. Ho patito l’esclusione nel 1999 e mi sono perso l’oro di Parigi; quella dagli Europei del 2003 e mi sono perso il bronzo di Stoccolma. Ma quanto ho goduto io per l’argento olimpico di Atene, non ha goduto nessuno dei miei compagni. Perché solo io avevo conosciuto l’altra faccia delle medaglie: quella che si vede col binocolo, da casa. La mia forza si chiama rivincita».
E adesso?
«Anche qui a Bormio tutti mi dicono: devi conquistare il posto in nazionale e giocare benissimo agli Europei, per dimostrare... Il brutto e il bello della mia vita è che io devo sempre dimostrare qualcosa a qualcuno. Una vecchia storia maledetta: ho venduto l’anima al diavolo per vincere lo scudetto a Varese, emozione irripetibile, e devo pagarla per sempre. Sono dannato. Come Mickey Rourke in ‘‘Ascensore per l’inferno’’: io sto facendo quella vita lì».
Werther Pedrazzi
Fonte:
Corriere della Serashare