News17/02/2004 08:34
Mabo, un gruppo compatto
De Raffaele: dobbiamo lavorare per crescere ancora
La vittoria del gruppo, di una squadra affamata, consapevole che non sarà facile ma con la voglia di provarci fino in fondo impressa negli occhi e nella mente. Dopo quaranta giorni in fondo alla classifica, mai da soli, vero, ma sempre e comunque in brutta compagnia. Il giorno dopo la Mabo si guarda indietro e tira un sospiro di sollievo, si specchia nel campionato e si vede più bella, più squadra, bagnata dallo champagne, che porta sempre bene, e dall’entusiasmo di un pubblico che festeggia in mezzo al campo dopo stagioni di cinema e popcorn.
La crisi del terzo quarto, superata con il risveglio di Bell e Garri, i mattoni nel torpore di un attacco statico davanti alla zona friulana, portati a turno da Rozic, Cotani e Brown; Il cambio di marcia e il coraggio di un ritrovato (è lecito toccare ferro) Giachetti. Queste le note positive.
«La vittoria ci voleva e questa è la cosa più importante - spiega coach De Raffaele davanti ad un caffè - adesso ci godiamo questi due punti, ma non abbiamo ancora fatto niente». Un’occhiata alle altre squadre per non perdere il contatto con il realtà. «Noi - prosegue il coach amaranto - porteremo avanti il nostro progetto, quello di valorizzare i nostri giovani. Abbiamo inserito Forrest in un reparto che ne aveva bisogno, ma se guardiamo le altre squadre con cui lotteremo fino all’ultima giornata ci accorgiamo che stanno comprando un giocatore a settimana nel tentativo di salvarsi».
Niente regali, ma Udine era la stessa squadra che aveva battuto Scavolini, Skipper e Montepaschi, le ultime due sconfitte in trasferta.
«Una squadra che non ha mai mollato - conferma il giorno dopo coach De Raffaele - e che ha sfruttato tutte le sue armi tattiche per tornare in partita. Riguardando il match ho visto la mia squadra molto bene nei primi due quarti, abbiamo sbagliato qualcosa, non nelle scelte, ma solo nelle conclusioni. Questo - prosegue - riguarda la fiducia dei giocatori nei loro mezzi, cosa su cui lavoreremo per crescere insieme».
Udine recrimina su alcuni fischi e coach Alibegovic non le ha certo mandate a dire: «Gli uomini in grigio non possono pensare di essere la bistecca e noi solo il contorno». Questo lo sfogo in sala stampa. Metafora a parte, è stato un arbitraggio che non ha certo favorito Livorno. «Come l’ultima rimessa era di Udine credo che il fallo di Vujacic su Garri fosse netto», replica Walter. Tralasciando lo strascico di polemiche, è stata una Mabo per una volta cinica e baciata dalla dea bendata e dalla freddezza in lunetta di Luca Garri che ha scatenato l’entusiasmo del PalaMacchia e di coach De Raffaele. «Io sono così - confessa - in panchina mi reputo lucido, come in campo ero un giocatore tranquillo, a fine partita è uscita la mia livornesità, le cose che faccio mi piace condividerle con le persone a cui voglio bene, qualcuno mi dirà che sono patetico, ma questo sono io».
Adesso si guarda avanti, verso la trasferta di Milano guidata ora dall’ex Roberto Carmenati, sconfitto in volata da Siena. «Ho visto la partita: loro sono molto aggressivi, ma noi andremo là per vincere trasformando la positività della vittoria su Udine in energia, coesione e con un Forrest ancora più nei meccanismi della squadra».
La salita per rimanere nel basket che conta è ancora lunga, il primo scatto ha lasciato sui pedali Trieste, adesso ci sarà ancora da patire, da sudare come avrebbe fatto il Pirata in una giornata di pioggia sul Mortirolo.
FEDERICO LAZZOTTI
La crisi del terzo quarto, superata con il risveglio di Bell e Garri, i mattoni nel torpore di un attacco statico davanti alla zona friulana, portati a turno da Rozic, Cotani e Brown; Il cambio di marcia e il coraggio di un ritrovato (è lecito toccare ferro) Giachetti. Queste le note positive.
«La vittoria ci voleva e questa è la cosa più importante - spiega coach De Raffaele davanti ad un caffè - adesso ci godiamo questi due punti, ma non abbiamo ancora fatto niente». Un’occhiata alle altre squadre per non perdere il contatto con il realtà. «Noi - prosegue il coach amaranto - porteremo avanti il nostro progetto, quello di valorizzare i nostri giovani. Abbiamo inserito Forrest in un reparto che ne aveva bisogno, ma se guardiamo le altre squadre con cui lotteremo fino all’ultima giornata ci accorgiamo che stanno comprando un giocatore a settimana nel tentativo di salvarsi».
Niente regali, ma Udine era la stessa squadra che aveva battuto Scavolini, Skipper e Montepaschi, le ultime due sconfitte in trasferta.
«Una squadra che non ha mai mollato - conferma il giorno dopo coach De Raffaele - e che ha sfruttato tutte le sue armi tattiche per tornare in partita. Riguardando il match ho visto la mia squadra molto bene nei primi due quarti, abbiamo sbagliato qualcosa, non nelle scelte, ma solo nelle conclusioni. Questo - prosegue - riguarda la fiducia dei giocatori nei loro mezzi, cosa su cui lavoreremo per crescere insieme».
Udine recrimina su alcuni fischi e coach Alibegovic non le ha certo mandate a dire: «Gli uomini in grigio non possono pensare di essere la bistecca e noi solo il contorno». Questo lo sfogo in sala stampa. Metafora a parte, è stato un arbitraggio che non ha certo favorito Livorno. «Come l’ultima rimessa era di Udine credo che il fallo di Vujacic su Garri fosse netto», replica Walter. Tralasciando lo strascico di polemiche, è stata una Mabo per una volta cinica e baciata dalla dea bendata e dalla freddezza in lunetta di Luca Garri che ha scatenato l’entusiasmo del PalaMacchia e di coach De Raffaele. «Io sono così - confessa - in panchina mi reputo lucido, come in campo ero un giocatore tranquillo, a fine partita è uscita la mia livornesità, le cose che faccio mi piace condividerle con le persone a cui voglio bene, qualcuno mi dirà che sono patetico, ma questo sono io».
Adesso si guarda avanti, verso la trasferta di Milano guidata ora dall’ex Roberto Carmenati, sconfitto in volata da Siena. «Ho visto la partita: loro sono molto aggressivi, ma noi andremo là per vincere trasformando la positività della vittoria su Udine in energia, coesione e con un Forrest ancora più nei meccanismi della squadra».
La salita per rimanere nel basket che conta è ancora lunga, il primo scatto ha lasciato sui pedali Trieste, adesso ci sarà ancora da patire, da sudare come avrebbe fatto il Pirata in una giornata di pioggia sul Mortirolo.
FEDERICO LAZZOTTI
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