News12/02/2007 09:47

Sabatini: "E´ stata una grande coppa non mi vedrete arrabbiato"

"Mi spiace solo per quegli errori di Andrea"


MANCANO sette secondi e sessantuno centesimi alla fine, la Benetton sopra di 3, Spencer Nelson in lunetta, pronto al libero della staffa. Claudio Sabatini solca il campo, taglia la panchina di David Blatt, scavalca il rotore pubblicitario e cammina verso Gilberto Benetton, che in prima fila tiene ancora le dita incrociate. «Complimenti», va a dirgli Sabatini, che bacia la signora e poi, sguardo basso, torna verso il centro del campo, pronto alla premiazione. E´ una resa onorevole; non è nemmeno amara, guardandolo in faccia, perché la sua finale l´ha vinta.
«Abbiamo incassato un milione di euro, mezzo milione dai botteghini, l´utile finale è di 200 mila. Si poteva vincere, si poteva perdere, come abbiamo fatto noi, ma adesso sono sereno, davvero. Sul mio viso non potete vedere né delusione né incazzatura». Sabatini parla in mezzo al campo: attorno a lui festeggiano, qualcuno già smonta il palco della premiazione, quello dove il patron Virtus ha voluto spedirci, alla fine, i suoi giocatori, ad abbracciare i neocampioni. Un segno di profonda sportività, il giusto titolo di coda su una Final Eight iniziata in sordina e finita col botto. «Avessimo potuto studiarla a tavolino – continua Sabatini – non l´avremmo fatta meglio. Tre gare su tre, semifinale e finale, finite all´ultimo pallone: è stata un´emozione continua, ed è un peccato non averla vinta. Ma il patema più grosso l´ho avuto con Milano: l´evento meritava tanto pubblico e la nostra gente meritava di vivere una finale».
Il rammarico può esserci, la voglia di riprovarci anche. La Coppa era un obiettivo dichiarato, «ma non chiedetemi se può generare un contraccolpo psicologico: non me ne frega niente, adesso». Il dispiacere è uno solo. «Che Michelori, un ragazzo a cui voglio un mondo di bene, abbia sbagliato quei quattro liberi. Avrei preferito che due li sbagliasse qualcun altro...». Per le disamine tecniche, Sabatini inizialmente indirizza a Markovski, ma poi non si sottrae. «Abbiamo un po´ pagato il supplementare, perché potevamo ammazzarla prima, e invece non avevamo più gambe. Siamo arrivati poco freschi e poco lucidi, ma comunque all´ultimo pallone. Peccato. Ma non è un caso che vinca una società importante, che continua il suo progetto anche senza i Messina e i Gherardini». L´esperimento riuscito, continua a ripetere, lasciando il parquet, ma l´invito finale è per altro. «Questo evento deve arrivare a Milano o a Roma: comunque, in una grande città cui dare carta bianca, perché i club hanno tanta voglia di fare bene. Noi abbiamo dato il massimo, il pubblico ha risposto. Ho pure unito le tifoserie. Sette su sette mi hanno cantato contro...». C´era Cazzola, a bordo campo. «Ecco, lui non ha portato benissimo…». Ma sta sorridendo, Sabatini, e bacia il figlio. Non c´è spazio per le polemiche. Solo applausi, anche per lui.
MARCO MARTELLI

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