News08/04/2006 03:53

Messina in finale con l´Armata "Noi, primi a conquistare Praga"

Eurolega: l´ex coach bianconero torna a centrare il traguardo, dopo due anni di digiuno


S´e´ già levato il dente, anzi due. Ha votato, una quindicina di giorni fa: e pazienza se, fra promesse sull´Ici e invettive sui coglioni, avrebbe potuto cambiare idea. «Fatto, io e mia moglie, come tutti gli italiani all´estero: schede per posta, consolato di Mosca, e siamo spicci». E ha già raggiunto la Final Four di Praga: pure questa in anticipo, uscito da Istanbul con il 2-0 che gli eviterà la bella e sette giorni inzuppati nell´aceto. Già, dalla Piazza Rossa si vede il Ponte Carlo, ed Ettore Messina l´invidieranno, quelli che ancora, dalle ramblas, dal Partenone, da Ramat Gan, ne sono lontani.
Le 19 di Mosca, l´allenamento appena finito: niente riposi, dopo il charter della notte, domani c´è da affrontare il temibile Sibir. «Qui il club è in festa - racconta -, tutti felicissimi, biglietti per Praga già in vendita: pare la prima volta che il Cska entra in una Final Four». Invece è la quarta di fila, salvo poi non toccar mai la finalissima: nel 2003 fuori col Barcellona, nel 2004 col Maccabi e nel 2005, da padroni di casa, col Tau. Se cercavano uno che la finalissima invece la fa sempre, serviti («bravo, mi tocco subito e non ne parliamo più»). Lo dicono i libri, mica Wanna Marchi. Sarà la sua sesta finale d´Eurolega in carriera (l´ottava continentale, mettendoci Coppa Coppe ´90 e Saporta 2000, una vinta e una persa, con la Virtus). Di cinque, quattro in bianconero (´98 e ‘01 vinte, ´99 e ´02 perse) e una con la Benetton (2003, persa).
Torna a sedersi al tavolo nobile, dopo due anni di digiuno: che gli pesavano, come a tutti quelli abituati a stare in cima, un po´ come la Champions alla Juve (lui però è milanista). Riannoda al collo il tovagliolo e, aspettando di sapere se avrà, in semifinale, Barcellona o Real, prepara la sua folta colonia di ex ‘italiani´ trapiantati: anzitutto Lele Molin, suo assistente da sei anni, poi Smodis e Vanterpool, Langdon e Van den Spiegel, tacendo di Andersen, che avrebbe fatto la sua sesta finale europea, ma s´è infortunato. Altra curiosità, nessuno di loro esordiente in Final Four. Magari servirà. Si fida, e non si svela il segreto di Fatima dicendo che Smodis era l´olmo cui appoggiare tutta l´Armata, un anno fa di questi giorni, quando la progettava. «Matjaz è un giocatore di qualità e sostanza, uno che sa sempre esser decisivo. E´ pure lui felicissimo per questo traguardo e anzi, dopo aver letto la sua intervista, proprio su "Repubblica", gli chiederò perché insista tanto a darsi del mercenario. Non so se è timidezza, o una corazza, non credo neppure che a Bologna qualcuno, di qua o di là, l´abbia accusato di aver ‘tradito´, e lo trovo invece un ragazzo di profonda sensibilità, oltrechè uno che gioca anche sul dolore, che nelle partite importanti dà il massimo e non si tira mai indietro».
Resta che chiedere chi s´aspetti, dalle tre belle di mercoledì (Panathinaikos-Tau) e giovedì (Maccabi-Olympiacos e Barcellona-Real). «Vedo le tre in casa, e se dovessi giocarmi una sorpresa direi Real. Il Barcellona è più forte, ma può soffrire atletismo e verticalità. Come tante, del resto, noi compresi, anche se Tomas ci sta dando molto, proprio in verticalità. Quelli che saltano ce li ha il Maccabi».
Walter Fuochi

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