News17/06/2005 09:49

Incredibile Douglas, Scudetto Fortitudo


ARMANI MILANO: McCullough 11, Calabria 13, Gigena 8, Singleton 4, Blair 6, Schultze 1, Djordjevic 17, Coldebella 5, Maravic. All. Lardo.
CLIMAMIO BOLOGNA: Basile 10, Douglas 15, Mancinelli 4, Smodis 13, Bagaric 6, Rombaldoni, Belinelli 9, Lorbek 5, Rancik 4. All. Repesa.
Arbitri Laconica, Paternicò e Ursi
Note: parziali 18-17, 32-35, 47-46. Tecnici a Repesa e alla panchina Armani, antisportivo a Calabria.
dall’inviato Angelo Costa
MILANO — Val la pena di aspettare cinque anni, anche il doppio forse, per vincere uno scudetto così. Passerà alla storia come il primo tricolore assegnato alla moviola, perché è l’istant replay, dopo un interminabile minuto di consultazione, a stabilire che il tiro di Douglas che ribalta la partita sulla sirena è arrivato in tempo. E’ un trionfo in pieno stile Fortitudo, sofferto fino all’ultimo secondo, voluto da una squadra che al talento ha saputo abbinare un’anima mostruosa. E’ un trionfo ingigantito dal valore di Milano, capace di andare oltre i suoi limiti e di credere che i miracoli si possono realizzare semplicemente volendolo. Ma c’era un desiderio più grosso in lista d’attesa e a realizzarlo è la Climamio, che finalmente può gioire per un secondo.
Secondo scudetto, il modo migliore per tirare una riga sopra l’etichetta di eterni perdenti, che dopo tante finali andate male si stava appicicando. Al tempo stesso, è la forma più elegante per spedire un bel messaggio al basket: sarà importante investire, ma farlo con un progetto può portarti a destinazione anche prima di quanto non ti aspetti. Sul podio della stagione salgono in tre: patron Seragnoli per non essersi stancato di aspettare una vittoria che era diventata la sua Itaca, il manager Savic per come ha saputo dare un futuro all’Aquila garantendole un grande presente e l’immenso capitan Basile, giocatore per il quale, a differenza di altri che valgono da soli il prezzo del biglietto, si può fare tranquillamente l’abbonamento.
Nella squadra speciale del tifo famoso, schierata con la canotta sociale, stavolta c’è anche il governatore lombardo Formigoni, sorpreso anche lui dallo scatto Fortitudo, che in poco più di un paio di minuti stampa sul tabellone un 9-0. Gigena prova a suonare la sveglia ad un’Armani che nell’elenco dei dispersi con Singleton deve contare anche Calabria, Bologna è un piccolo orologio al quale Douglas dà intensità spingendo la palla e Bagaric sostanza, così al 5’, quando Basile apre l’album delle triple, c’è già una voragine (15-6).
La ninna nanna la subiscono anche gli arbitri, che mettono il fischietto in tasca proprio quando Milano comincia a mostrare i denti alla Fortitudo, chiudendole il canestro. Guarda caso è Djordjevic ad accorgersi che nella sua ex casa è tempo di digiuno, si mette a correre e regala qualche inedito: intanto un libero sbagliato, per lui un evento, poi la tripla del primo sorpasso in assoluto di questa serie finale, e quando all’11’ mette giù il nono punto di questa sua intensissima recita (17-2 il parzialone targato Sale) si lascia alle spalle il ribaltone (23-17). Il nervosismo fa sbandare Repesa, che prima pianta un cazziatone a Rancik, poi prende tecnico, mentre Milano corre (30-22) pur lasciando per strada un pezzo pregiato come Schultze, tre falli in un amen. La scossa convince la Fortitudo a tornare sui passi iniziali, difesa finalmente stretta, copertura del rimbalzo e intensità la rilanciano in modo prepotente: il 13-0 che ribalta di nuovo la partita è sancito dalla tripla di Belinelli, ma l’anima ce la mette proprio Rancik.
Alla ripartenza, Milano va a sbattere contro il muro Bagaric, la Fortitudo però smette di segnare ed è ancora Djordjevic a castigarla: danzando fra un’invenzione e un tiro, stacca un altro parziale che tramortisce (10-2). Mescolando la panchina, Repesa trova gli uomini con la luce accesa: meno di un minuto basta a Belinelli, Douglas e Lorbek per riscrivere la storia con un’8-0 secco (46-44). Milano come sempre non si arrende, riprende a filare la sua tela, si fa spingere da Djordjevic con idee e una tripla che ammazzerebbe un toro (60-55 al 15’). Ma Bologna è stanca di aspettare, lo ricorda Basile segnando cinque punti in fila, restando coi denti attaccato al vestito di Armani prima che Douglas, quando scocca l’ora del destino, chiuda tutti i conti con la storia.

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