News15/02/2005 10:06

Corbelli: «Milano è vittima di un ricatto arbitrale»

«Un gruppo di fischietti, tra questi D’Este e Reatto, vogliono che io cacci il giemme Natali»


Presidente Giorgio Corbelli, che cosa ha combinato domenica sera? «Chi? Io, o la squadra?».
Lei, ovviamente, con le sue dichiarazioni a fine partita. Per la squadra ci saremmo rivolti a Lino Lardo.
«Domenica ho semplicemente detto una parte di verità. Cioè ho sottolineato un fatto: gli arbitri hanno condizionato la partita a nostro sfavore. Il giorno dopo sono pronto ad aggiungere anche la seconda parte: cioè la causa che ha generato il fatto».
Dica pure.
«Esiste una congrega di arbitri veneti, di cui Pier Luigi D’Este è il sopravvissuto, che da troppo tempo sta tentando di farmi cambiare general manager: vorrebbero essere loro a decidere il general manager che devo ingaggiare».
Un complotto?
«Non ho usato questo termine, ma sono state parecchie le volte in cui D’Este e il suo compare Marcello Reatto per astio verso Gino Natali mi hanno sollecitato a cambiare dirigente».
Compagni di merende del nord-est?
«C’è poco da scherzare. È una storia che dura dai tempi di Roma, e che si ripete. Tre anni fa, appena sono arrivato a Milano, mi hanno chiesto esplicitamente di licenziare Gino Natali: eravamo a Bormio, durante il torneo precampionato. Non ero solo e ci sono i testimoni di quello che affermo. Quello di domenica scorsa al Forum è stato soltanto l’ultimo atto».
Testimoni?
«Sì. Con nomi e cognomi, che ovviamente farò soltanto agli organi competenti».
Ma le sembra possibile una faida di così lunga durata?
«Pensavo anch’io che si fosse risolta con il pensionamento di Tiziano Zancanella, due anni fa, in conseguenza delle polemiche seguite alla partita di Coppa Italia contro, ancora e sempre, Cantù».
Come per i segreti di Stato che vengono a galla dopo molto tempo, solo quando si aprono gli archivi segreti: fu dunque lei a volere il prepensionamento di Zancanella?
«Non io. Gli osservatori neutrali».
Domenica ha detto anche che "non è questo il modo di ringraziare chi sta facendo qualcosa di buono per il basket". Insomma, come cantava Antoine: se sei bello ti tirano le pietre?
«Certamente, sì. E non mi sembra proprio il modo giusto di premiare chi ha portato al basket 23.000 persone in otto giorni. Non faccio la voce grossa ogni domenica, ma quanto è successo mi ha obbligato».
In cosa consisterebbe, concretamente, il pesante condizionamento degli arbitri da lei denunciato?
«Il signor D’Este ha scandalosamente tenuto in partita Cantù durante tutto il secondo quarto. Fischiando di tutto e di più, sistematicamente a nostro danno. Siamo riusciti, ad esempio, a vedere non fischiato un plateale fallo intenzionale su McCullogh solo in contropiede».
Tra le righe ci sta parlando di interventi assolutamente mirati?
«Fate un po’ voi. Io dico soltanto che il derby con Cantù era per noi una partita troppo importante, sia per rimediare alla sconfitta subita contro la Fortitudo, ma soprattutto decisiva in chiave stagionale: vincendo, con il 2-0 sulla Vertical Vision, l’avremmo messa praticamente a otto punti di distacco. Ovvero, sarebbe stato un avversario eliminato dalla corsa al quarto posto nella griglia playoff».
Presidente, ci perdoni, ma quando lei ha affermato di sentirsi derubato, noi, per un attimo, abbiamo pensato allo stipendio di qualche suo giocatore…
«Assolutamente no. Vediamo che anche i campioni del calcio patiscono alti e bassi, perché i giocatori non sono macchine, e a volte equilibri magici possono rompersi anche per una piccola cosa, che nel nostro caso potrebbe essere l’assenza di Claudio Coldebella».
Concedere alibi ai giocatori è peggio del peccato originale. Dopo si sconta.
«Nessun alibi. Ma non posso prendere a schiaffi i miei figli se sussistono condizioni esterne negative».
Presidente Corbelli, ha appena citato i calciatori. Stare alla presidenza del Napoli, nel calcio che ha fatto delle polemiche arbitrali la fonte di sopravvivenza mediatica, non è che l’abbia un tantino rovinata?
«Non credo proprio. Tanto è vero che nel basket sono stato zitto anche per troppo tempo. Lo sfogo di domenica sera deriva anche dal fatto di essermi impegnato, e di essere probabilmente riuscito, a costruire una società modello e un momento magico».
Riassumendo il teorema: un gruppo di arbitri (veneti) non sopporta l’esuberanza di Gino Natali, per cui si adopera affinché le squadre dove lui lavora non abbiano vita facile. Grave: poiché si evince la premeditazione. Il tutto non le sembra un po’ troppo indiziario?
«Ribadisco che ho prove e testimoni».
Adesso si aspetta una convocazione in alto loco?
«Magari».
Werther Pedrazzi

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