News03/07/2008 08:46

Boni, una vita per il basket «A 45 anni gioco ancora Poi diventerò dirigente»

Il cestista di Codogno si confessa: «Rifarei tutto»


E’ IL MALDINI della pallacanestro. Il capitano del Milan ha appena compiuto 40 anni, mentre lui quattro giorni dopo ha soffiato su 45 candeline: ad accomunarli c’è la voglia di smentire sul campo la carta d’identità. Mario Boni non si è ancora stancato di rincorrere una palla a spicchi. La scorsa stagione ha militato in B1 nell’Assigeco Casalpusterlengo, il prossimo anno invece cambierà maglia e contemporaneamente inizierà una nuova carriera da dirigente.
Mario, raggiunto il traguardo dei 45 anni te la senti di tracciare un bilancio della tua carriera?
«Il bilancio è sicuramente positivo, con qualche zona d’ombra. Col mio talento avrei potuto militare in squadre più blasonate, ma ognuno è figlio del proprio carattere. Mi sono divertito e a 45 anni gioco ancora a un buon livello».
Hai dei rimpianti? Quali sono invece i ricordi più piacevoli?
«Purtroppo ho perso la possibilità di giocare in un grande club e in Nazionale. Ma la mentalità italiana è questa: privilegiare l’aspetto caratteriale di un giocatore e non il reale valore. Io ho conquistato 7 promozioni e 3 coppe e rifarei tutto. Mi sono tolto parecchie soddisfazioni. Sono stato capocannoniere, a Salonicco risulto il secondo giocatore più amato della storia e ho avuto l’onore di vedere ritirato il mio numero in due squadre diverse: il 10 a Montecatini e il 20 a Teramo».
L’anno prossimo non giocherai più nell’Assigeco e molti tifosi si stanno chiedendo il perché. Puoi spiegare i motivi di questa decisione?
«E’ stata una scelta presa di comune accordo con la società. L’ultima stagione è stata ottima, con 18 punti di media a partita. Ma da parte mia non c’erano più stimoli così forti, mentre la società deve pensare al futuro: già l’anno prossimo sarà obbligatorio schierare un giovane in più. Però non smetterò di giocare: nelle categorie inferiori penso di poter dire la mia fino a 50 anni, magari a Piacenza o a Cremona, vedremo. Intanto per l’Assigeco inizierò la carriera da dirigente».
Il tuo futuro quindi sarà dietro una scrivania?
«Credo di sì. E’ un ruolo che mi piace, e dove ho giocato ho sempre dato qualche consiglio ai miei presidenti… L’anno scorso poi ho vissuto una bellissima esperienza televisiva, commentando l’Eurolega su Sky. Sono stato confermato anche per la prossima stagione e per me sarà un vero piacere: amo esprimere opinioni sul basket senza peli sulla lingua».
Ne approfittiamo subito. Cosa ne pensi della scelta di Danilo Gallinari di andare a giocare in Nba? C’è chi pensa che avrebbe fatto meglio a restare a Milano ancora un anno.
«Io invece approvo la sua decisione. Se bisogna fare il grande salto, è meglio farlo subito; e poi dal punto di vista tecnico è più facile giocare in Nba che in Eurolega. Sono fiducioso sulle sue capacità: Danilo farà meglio di Bargnani. Anche a me sarebbe piaciuto tentare l’avventura negli Stati Uniti, dove molti giocatori sono sopravvalutati; alcuni di quelli che poi sono venuti in Italia si sono rivelati mediocri».
Tornando alla tua esperienza personale, che cosa ti spinge a continuare a giocare?
«La passione che nutro per la pallacanestro. In tanti mi chiedono: chi te lo fa fare? Ma io mi diverto troppo. Amo il rumore delle scarpe sul parquet, tirare a canestro, confrontarmi con i giovani...».
Se dovessi convincere un ragazzo a giocare a basket, che parole useresti?
«Gli direi di giocare per divertirsi. Il talento conta fino a un certo punto, poi viene fuori quello che hai dentro. Qui non esistono raccomandazioni, gioca solo chi lo merita; si impara a stare in gruppo e a dare il meglio di se stessi. A me lo sport ha insegnato la cosa più importante: imparare ad accettare una sconfitta».


ALBERTO GIORNI

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