News10/06/2007 09:28
Markovski: «Io e la Virtus, stesso orgoglio»
«Da Porelli in poi, qui nessuno si è mai sentito secondo»
«E OGGI cosa mi chiedete? Sono proprio curioso di saperlo». Rompe il ghiaccio così, Zare Markovski, che sorride ripensando alla gioia della sera prima. Già, cosa chiedere dopo un anno, anzi due, di interviste? Spunta l’ipotesi di formulare una domanda alla Marzullo. Il coach se la ride e racconta in questo modo la sua prima finale scudetto.
Markovski: si faccia una domanda e si dia una risposta.
«Oggi no. Non mi faccio nessuna domanda. E mi godo la giornata».
Parliamo allora della sua giornata.
«Una gioia immensa. Per me, ma non solo per me. Per tutti quelli che in queste stagioni mi hanno dato degli stimoli. E per un popolo che si era smarrito quattro anni fa. Un popolo che nel 2003 aveva rischiato sparire. E che invece è arrivato alla fine di tre appuntamenti importanti in questo 2007. Qualcosa che cancella anche le sfighe che abbiamo avuto, dai tiri liberi sbagliati agli infortuni. Tutto passa in secondo piano. Perché restano questi risultati importanti».
Biella, Milano e ora la finale con Siena. La sua prima finale.
«La finale è qualcosa di bellissimo. Anche perché in fondo ci arrivano solo due squadre. Arrivare in fondo significa essere davanti a molti. E poi questa Virtus va avanti con orgoglio. Con l’orgoglio di chi sa di non essere secondo a nessuno».
Orgoglio e...
«Orgoglio e basta. L’orgoglio che parte dall’avvocato Porelli, che ha fondato questa comunità e arriva fino a Messina. Che continua a vincere, continua a essere un punto di riferimento in tutta Europa. Ma per tutta Europa, anche se ora lavora altrove, è riconosciuto come un tecnico Virtus. E’ una bella storia portata avanti da personaggi che rispondono al nome di Danilovic, Brunamonti, Binelli. E chissà quanti ne dimentico...».
Beh, tra tutti questi nomi, dopo il risultato dell’altra sera, ci deve essere anche il suo.
«Se mettiamo il mio, allora, dobbiamo metterne tanti altri».
Quali?
«Quello di Claudio Sabatini, per esempio. E poi Blizzard o lo stesso Bonfiglio. Che non dimentico lanciammo in quintetto proprio a Milano, l’anno scorso, quando la Virtus si riaffacciò in serie A, dopo due stagioni di Legadue. E Malagoli e Giovannoni. Dobbiamo metterli in fila, da Crosariol a Vukcevic. Siamo semplicemente l’anello di una catena infinita».
Prima di Biella e Milano ha ricordato un aspetto statistico: la Virtus aveva, e ha tuttora, il 60 per cento di successi. Con Siena, però, la Virtus in questa stagione ha perso entrambi i match.
«Non mi spavento. Come noi, in serie A, ci sono almeno tredici squadre».
Approfittiamo della sua passione per i numeri. Virtus battuta due volte da Siena, ma due volte sconfitta in volata. Per quanti minuti la sua Virtus è rimasta davanti?
«Potrei esagerare».
Esageri.
«E allora dico 75 minuti su 80».
Forse troppi.
«Sì, troppi. Diciamo 60 su 80. E in ogni caso dobbiamo dire che la prima volta, quando abbiamo giocato a Siena, Michelori era appena rientrato. Mentre nella seconda partita mancava Lang, che s’era appena infortunato».
Mc Intyre è sempre stato un problema: come lo si ferma?
«Proveremo in qualche molto a fermarlo».
Lang scalpita, ma è fermo dal 25 marzo. Lo rivedremo in campo?
«Mi illudo che, magari, ci possa dare una mano dalla terza partita. In realtà dovremo valutare in modo molto attento la situazione. Kris è importante per noi, forse il giocatore più importante. Ma non possiamo permetterci di rischiare. Meglio, di rischiare le sue ginocchia. Vedremo».
In semifinale ha buttato nella mischia, senza paura, Malagoli. La prossima frontiera, forse, sarà Malagoli in campo insieme con Bonfiglio.
«Dovesse servire lo farei. Senza esitare».
Cos’ha detto a Malagoli prima che entrasse?
«Assolutamente nulla».
Davvero?
«Sì. Lui è grande e vaccinato. Ha giocato anche nella final four di Fiba Cup. C’era nel derby di andata: non c’era bisogno di nessun suggerimento perché sa come comportarsi».
Non ha la sfera di cristallo né tantomeno fama di cartomante. Ma ha un modo tutto suo di affrontare le partite. E la serie con Siena?
«Cercheremo di fare quello che abbiamo sempre fatto».
Ovvero?
«Mettere in difficoltà l’avversario buttando sul campo tutta la nostra qualità. Cercando di trovare i loro punti deboli. Non rinunceremo ai nostri principi. Sono due anni che giochiamo in un certo modo».
Quindi?
«Quindi due anni dopo possiamo dire tranquillamente che questa Virtus, questo gruppo, ha tutte le carte in regola per giocarsi, sia dal punto di vista tattico sia dal punto di vista tecnico, una finale scudetto».
Già, la finale. C’è stato un momento nella stagione nel quale ha pensato che la Virtus poteva arrivare così lontano?
«Sì».
Quando?
«Mercoledì sera, al Forum, al termine della gara che ci ha dato il vantaggio sul 2 a 1».
Solo mercoledì?
«Sì. Non posso mentire né tantomeno cambiare il mio modo di pensare. Mi sono sempre concentrato sull’incontro successivo, senza pensare a lunga scadenza, perché non è nel mio modo di vedere le cose comportarmi in maniera differente. Solo dopo gara tre, quindi, ho potuto pensare che la Virtus era davvero a un passo dalla finale».
E adesso?
«Oggi (ieri, per chi legge, ndr) ho dato la giornata libera ai ragazzi. Non solo: nello spogliatoio avevo detto loro che non li avrei nemmeno chiamati al telefono. Riposo per tutti. Poi si tornerà in palestra per preparare il primo confronto con Siena».
ALESSANDRO GALLO
Markovski: si faccia una domanda e si dia una risposta.
«Oggi no. Non mi faccio nessuna domanda. E mi godo la giornata».
Parliamo allora della sua giornata.
«Una gioia immensa. Per me, ma non solo per me. Per tutti quelli che in queste stagioni mi hanno dato degli stimoli. E per un popolo che si era smarrito quattro anni fa. Un popolo che nel 2003 aveva rischiato sparire. E che invece è arrivato alla fine di tre appuntamenti importanti in questo 2007. Qualcosa che cancella anche le sfighe che abbiamo avuto, dai tiri liberi sbagliati agli infortuni. Tutto passa in secondo piano. Perché restano questi risultati importanti».
Biella, Milano e ora la finale con Siena. La sua prima finale.
«La finale è qualcosa di bellissimo. Anche perché in fondo ci arrivano solo due squadre. Arrivare in fondo significa essere davanti a molti. E poi questa Virtus va avanti con orgoglio. Con l’orgoglio di chi sa di non essere secondo a nessuno».
Orgoglio e...
«Orgoglio e basta. L’orgoglio che parte dall’avvocato Porelli, che ha fondato questa comunità e arriva fino a Messina. Che continua a vincere, continua a essere un punto di riferimento in tutta Europa. Ma per tutta Europa, anche se ora lavora altrove, è riconosciuto come un tecnico Virtus. E’ una bella storia portata avanti da personaggi che rispondono al nome di Danilovic, Brunamonti, Binelli. E chissà quanti ne dimentico...».
Beh, tra tutti questi nomi, dopo il risultato dell’altra sera, ci deve essere anche il suo.
«Se mettiamo il mio, allora, dobbiamo metterne tanti altri».
Quali?
«Quello di Claudio Sabatini, per esempio. E poi Blizzard o lo stesso Bonfiglio. Che non dimentico lanciammo in quintetto proprio a Milano, l’anno scorso, quando la Virtus si riaffacciò in serie A, dopo due stagioni di Legadue. E Malagoli e Giovannoni. Dobbiamo metterli in fila, da Crosariol a Vukcevic. Siamo semplicemente l’anello di una catena infinita».
Prima di Biella e Milano ha ricordato un aspetto statistico: la Virtus aveva, e ha tuttora, il 60 per cento di successi. Con Siena, però, la Virtus in questa stagione ha perso entrambi i match.
«Non mi spavento. Come noi, in serie A, ci sono almeno tredici squadre».
Approfittiamo della sua passione per i numeri. Virtus battuta due volte da Siena, ma due volte sconfitta in volata. Per quanti minuti la sua Virtus è rimasta davanti?
«Potrei esagerare».
Esageri.
«E allora dico 75 minuti su 80».
Forse troppi.
«Sì, troppi. Diciamo 60 su 80. E in ogni caso dobbiamo dire che la prima volta, quando abbiamo giocato a Siena, Michelori era appena rientrato. Mentre nella seconda partita mancava Lang, che s’era appena infortunato».
Mc Intyre è sempre stato un problema: come lo si ferma?
«Proveremo in qualche molto a fermarlo».
Lang scalpita, ma è fermo dal 25 marzo. Lo rivedremo in campo?
«Mi illudo che, magari, ci possa dare una mano dalla terza partita. In realtà dovremo valutare in modo molto attento la situazione. Kris è importante per noi, forse il giocatore più importante. Ma non possiamo permetterci di rischiare. Meglio, di rischiare le sue ginocchia. Vedremo».
In semifinale ha buttato nella mischia, senza paura, Malagoli. La prossima frontiera, forse, sarà Malagoli in campo insieme con Bonfiglio.
«Dovesse servire lo farei. Senza esitare».
Cos’ha detto a Malagoli prima che entrasse?
«Assolutamente nulla».
Davvero?
«Sì. Lui è grande e vaccinato. Ha giocato anche nella final four di Fiba Cup. C’era nel derby di andata: non c’era bisogno di nessun suggerimento perché sa come comportarsi».
Non ha la sfera di cristallo né tantomeno fama di cartomante. Ma ha un modo tutto suo di affrontare le partite. E la serie con Siena?
«Cercheremo di fare quello che abbiamo sempre fatto».
Ovvero?
«Mettere in difficoltà l’avversario buttando sul campo tutta la nostra qualità. Cercando di trovare i loro punti deboli. Non rinunceremo ai nostri principi. Sono due anni che giochiamo in un certo modo».
Quindi?
«Quindi due anni dopo possiamo dire tranquillamente che questa Virtus, questo gruppo, ha tutte le carte in regola per giocarsi, sia dal punto di vista tattico sia dal punto di vista tecnico, una finale scudetto».
Già, la finale. C’è stato un momento nella stagione nel quale ha pensato che la Virtus poteva arrivare così lontano?
«Sì».
Quando?
«Mercoledì sera, al Forum, al termine della gara che ci ha dato il vantaggio sul 2 a 1».
Solo mercoledì?
«Sì. Non posso mentire né tantomeno cambiare il mio modo di pensare. Mi sono sempre concentrato sull’incontro successivo, senza pensare a lunga scadenza, perché non è nel mio modo di vedere le cose comportarmi in maniera differente. Solo dopo gara tre, quindi, ho potuto pensare che la Virtus era davvero a un passo dalla finale».
E adesso?
«Oggi (ieri, per chi legge, ndr) ho dato la giornata libera ai ragazzi. Non solo: nello spogliatoio avevo detto loro che non li avrei nemmeno chiamati al telefono. Riposo per tutti. Poi si tornerà in palestra per preparare il primo confronto con Siena».
ALESSANDRO GALLO
Fonte:
Il Resto del Carlinoshare