News05/06/2006 08:39

Under 16, è uno scudetto di Ferro


Fortitudo campione nazionale Under 16. Un successo inaspettato per un gruppo che nella passata stagione non centrò neppure il titolo regionale. «Io ero il primo a non crederci - spiega Maurizio Ferro coach dei giovani biancoblù e responsabile del settore giovanile fortitudino - vedevo che durante gli allenamenti si stava creando un'atmosfera per certi versi magica perchè tutto filava per il verso giusto, ma mai mi sarei aspettato che arrivassimo a vincere il titolo. Certo il fatto di aver fatto allenare e giocare per tutta la stagione quattro di loro, Sanguinetti, Frattini, Borra e Chiarini (fresco di convocazione in nazionale) con la squadra Juniores mi poteva far pensare ad un innalzamento del livello, ma mai così in alto».
Quando è arrivata la svolta?
«Durante la gara con il Montepaschi Siena, lì i ragazzi hanno fatto un salto di qualità mentale che li ha portati poi a vincere il titolo. Con questo non voglio dire che la strada è stata tutta in discesa. Ad esempio l'incontro con Reggio Emilia è stato deciso da alcuni episodi a nostro favore, però, in semifinale con Scavolini (83-53) e in finale con Desio (87-64) non ero più sorpreso perchè la nostra squadra non si fermava più davanti a nulla».
Come è possibile avere un settore giovanile così florido pur spendendo relativamente poco?
«In linea di principio io non sono molto d'accordo a spendere grandi cifre per i giovani, la Mensana lo fa ma a suo rischio e pericolo. Un investimento deve fruttare ma non è detto che le belle speranze di un giovane si strasformino in realtà. Allora bisogna girare e osservare più ragazzi possibili. Ad esempio il nostro play Sanguinetti (inserito nel miglior quintetto della competizione) viene da Massa Carrara e io l'ho visto per la prima volta in un camp al mare. Poi c'è l'ambiente. La presenza di Alibegovic a parecchi allenamenti è fondamentale per dare energia ai ragazzi, così come avere Repesa è stata una fortuna per tutti noi allenatori del settore giovanile. Con il suo modo di allenare ci ha chiarito che cosa sono l'intesità e la concetrazione permanente».
A questa vittoria non contribuisce anche il suo metodo spesso tanto criticato?
«E' vero di critiche ne ricevo parecchie, perché non sono quel professorino sempre dietro a lamentarsi con i suoi ragazzi. Come ribadisce sempre l'avvocato Palumbi noi abbiamo un ruolo sociale e quindi io cerco di essere un educatore di questi ragazzi stando anche in mezzo a loro. Sul piano tecnico penso che un giocatore sia maturo quando è in grado di leggere la partita».
A chi dedica questa vittoria?
«Ovviamente a Giorgio Seragnoli, se la merita per tutto quello che ha fatto in questi anni per la Fortitudo e per tutto quello che farà nei prossimi, augurandomi che possa ripensarci e che rimanga per molto tempo il nostro presidente».

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