News23/06/2005 15:25

Mancinelli, un talento da scudetto

E’ campione d’Italia con il Bologna, e nel suo futuro c’è la Nba


Per lui potrebbero addirittura spalancarsi le porte della Nba, il campionato professionistico americano. Stefano Mancinelli, 22 anni compiuti a marzo, ci spera. Così come, anni fa, sperava di arrivare nel basket che conta allenandosi con le giovanili della Pallacanestro Chieti sul campo all'aperto del Centro Levante o nella palestra di Piana Vincolato. Ed ora che è diventato campione d'Italia con la Fortitudo Bologna, al termine di un play-off incredibilmente appassionante contro Milano, ricorda distintamente lo stato d'animo di sei anni fa. «In alcuni tornei giovanili avevo incontrato ragazzi della mia stessa età appartenenti a grossi club senza affatto sfigurare e quindi accolsi con fiducia ed entusiasmo il trasferimento a Bologna dove sono entrato in un ambiente sicuramente particolare. Sotto ogni punto di vista. Degli anni di Chieti ricordo la passione con la quale sono stato subito seguito da Franco Di Martino e Cesidio Di Masso. Mi hanno dato tanto e non posso fare a meno di ringraziarli».
Oltre trenta anni fa, in un memorabile spareggio al Palalido di Milano contro il Rieti, erano in campo, con la casacca della Birra Moretti Chieti, Renato Mancinelli, il papà di Stefano, e Filippo D'Ottavio, padre di Fabrizia, medaglia d'argento nella ginnastica ritmica alle ultime Olimpiadi di Atene. Figli d'arte che si fanno onore nello sport ai massimi livelli, dunque, con lo stesso Stefano Mancinelli, da tempo nel giro azzurro, a mancare di un soffio l'appuntamento dello scorso anno con i giochi olimpici. «Spero di vestire la maglia della nazionale in settembre agli Europei di Belgrado ed intanto mi godo, dopo una stagione molto intensa, i festeggiamenti per il secondo scudetto nella storia della Fortitudo che a Bologna è una autentica istituzione. Una città che vive di basket e nella quale sei sempre coinvolto. Per strada, al ristorante, nei rapporti quotidiani. Il prossimo anno tornerà anche il derby con la Virtus e saranno sfide come sempre molto accese. Come da tradizione, dalla nostra il tifo più giovane e passionale, per i virtussini il sostegno della parte più snob della città».
Tra i compagni di squadra con i quali Mancinelli ha legato in maniera particolare, Pozzecco, Belinelli e Basile il quale, avendo assolto anni fa gli obblighi di leva a Chieti, ha avuto modo anche di allenarsi con il fratello maggiore di Stefano. «Ne abbiamo parlato spesso e, per quanto mi riguarda, continuo a tenermi costantemente aggiornato sulle sorti della Pallacanestro Chieti nella speranza che la mia città possa tornare ad avere una formazione di basket a certi livelli». E si parla ancora degli anni delle giovanili con Di Martino e Di Masso. «Sono alto due metri e tre centimetri ma non fui impiegato sotto canestro ma impostato addirittura come play-maker. Fondamentali che mi sono stati poi sicuramente utili». Come dire che, intuendo di avere a che fare con un talento straordinario, per Stefano si pensò, opportunamente, subito "in grande". Tre ore di allenamento al mattino, altrettante al pomeriggio, poi il campionato, gli impegni internazionali e le convocazioni in azzurro. Di tempo libero davvero poco, messi momentaneamente da parte gli studi. «Sono però arrivato al quinto anno dell’Itis e conto di diplomarmi presto perito informatico». Qualche giorno di riposo a Chieti, poi il raduno azzurro e, intanto, la notizia che il nome di Stefano Mancinelli fa parte di una rosa di giovani talenti italiani seguiti dagli osservatori della Nba. Un altro sogno che si può avverare ? «Non so. Posso solo continuare a dare il meglio di me stesso in palestra ed andare avanti. Qui in Fortitudo ho sempre potuto contare su uno staff tecnico di assoluto spessore. Un club di grande livello mediatico, una società nella quale, se lavori seriamente, puoi metterti in grande evidenza». Finendo magari anche per diventare testimonial di una famosa marca di integratori. Magic moment, insomma, per Stefano Mancinelli. Per lui il tifo della Chieti che ha vissuto sotto canestro anni indimenticabili e di tutto un movimento giovanile al quale la storia di Stefano, destinata peraltro ad impreziosirsi di altri prestigiosi traguardi, può essere raccontata come quella di un ragazzo alto e dinoccolato, dall'aria disincantata ma quantomai determinata, che dal campetto del Centro Levante è arrivato ad essere un beniamino del palasport di piazza Azzarita, tempio della pallacanestro italiana.
GIUSEPPE RENDINE

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